Nuove tecnologie per nuove abilità. La ricerca al servizio dei disabili
Quando ebbe inizio la mia battaglia in nome dell’integrazione delle persone con disabilità non pensavo, neanche lontanamente, di poter raggiungere un risultato tanto importante: portare il mio progetto in un centro di eccellenza di caratura mondiale come il MIT, (Massachusetts Institute of Technology).
Ero partito da Roma con l’idea di condividere la mia visione, il mio pensiero sulla questione disabilità: credo sia possibile abbattere le barriere della diffidenza e dell’emarginazione attraverso la conoscenza di chi è costretto a convivere quotidianamente con il disagio, approfondendo le sue esigenze ma anche le sue aspettative e i suoi sogni per aiutarlo a non fare del suo handicap l’unico e determinante artefice del proprio futuro.
Alla vigilia di questo viaggio avevo confidato alle persone che mi stanno più vicino che questa era la tappa più difficile da percorrere, perché non si trattava di sconfiggere i capricci della natura ma di far condividere un disegno molto ambizioso: rendere accessibile le nuove tecnologie all’enorme popolazione disabile che abita il nostro pianeta.
Questo voleva significare creare una sinergia delle realtà più importanti nelle rispettive sfere di competenza, per il raggiungimento di un obiettivo comune, cosa non facile se pensiamo che si tratta di soggetti che per storia e successi conseguiti negli anni hanno caratterizzato la storia del nostro pianeta.
Il MIT e la Selex Galileo rappresentate rispettivamente dal Prof. Hugh Herr, Associate Professor, Media Arts and Sciences, MIT-Harvard Division of Health Sciences e Technology Director of the Biomechatronics Group; dal Prof. Ken Goldman, Manager of Industrial Liaison Program and Corporate Relations; da Michael Lenton, Group Business Development Director e John Innes, Land e Naval Development.
Prima di proseguire vorrei ricordare gli artefici di quest’incontro: Alberto Sarti, CTO e Strategy Director di Selex Galileo e Ken Goldman, splendida persona con la quale, durante la preparazione di questo appuntamento è nato una bellissimo e sincero rapporto di amicizia, di cui vado estremamente orgoglioso.
L’incontro, come si può immaginare, era stato programmato già da qualche mese, dati gli impegni accademici del prof. Herr che, si è presentato in tutta la sua sobrietà mettendomi a mio agio e mettendo fine alla mia ansia.
Ho assistito, e insieme agli altri ne sono rimasto davvero colpito, alla presentazione del Prof. Herr che, grazie anche all’utilizzo di immagini, ha illustrato i traguardi raggiunti nella costruzione di protesi di arti inferiori, risultati che incoraggiano le motivazioni per le quali è nato quest’ incontro: assicurare le necessarie economie di scala per lo sviluppo e l’eventuale produzione di queste protesi così avanzate in differenti versioni, dipendenti dai potenziali dei mercati interessati, che sono sia quelli del terzo mondo – il prof. Herr si sta dedicando ad un programma industriale specifico per gli amputati della Sierra Leone – sia quelli dei paesi tecnologicamente all’ avanguardia.
I risultati sono davvero entusiasmanti sia in termini scientifici che in termini di funzionalità e, se applicati, porterebbero ad un miglioramento straordinario della qualità della vita degli amputati. I costi per la realizzazione di questi studi si aggirano, come confermato dallo stesso Prof. Herr, intorno ai 2-3 milioni di dollari.
Ebbene, mi sono promesso e gli ho promesso che, per quanto mi compete, metterò a disposizione tutte le mie risorse perché le sue ricerche possano diventare una realtà accessibile e fruibile.
Il mio contributo, come sempre, passerà attraverso il nuoto: a settembre del prossimo anno nella Baia di Boston si svolgerà una tappa di “A nuoto nei mari del globo”, e mi auguro che in quell’occasione si possa concretizzare una collaborazione tra il MIT e la Selex determinante per la condizione di vita degli amputati.
Il mio sogno è che anche altre realtà importanti, oltre al MIT e la Selex Galileo, vorranno unire le proprie competenze per avviare un processo che, partendo dall’industria, determini un vero progresso nelle condizioni di vita dei disabili e avvii un percorso di reale integrazione.
Vorrei condividere il mio entusiasmo con Intermatica, società leader nelle comunicazioni satellitari e con la Provincia di Roma che, dalla tappa in Nuova Zelanda in poi sono entrate a far parte del progetto, con Stefano Testini che ha abbracciato la mia causa curandone la comunicazione e, dulcis in fundo, con Vico Fabbris, artista di fama mondiale grazie al quale è nata l’idea di fare di Boston una tappa ideale a suggello questo ambizioso progetto.
Ringrazio per ultima, ma solo per sottolinearne l’apporto fondamentale, Mirta De Benedictis, Group Communication Director, che mi ha permesso il viaggio condividendo, fattivamente, i miei sogni di integrazione e uguaglianza.
Buon Natale e un felice anno nuovo
Salvatore Cimmino
Sei sempre stata una persona speciale ma dopo la tua sfortuna con la tua caparbietà e la tua inteligenza l’hai trasformata in una sorta di favola ed ora tutti ti ammirano ed io e noi tutti ti chiediamo di continuare a percorrere nel tuo prodigioso cammino verso un futuro che stai scrivendo insieme a tutte le persone che credono in te e nella ricerca …….sono orgoglioso di averti conosciuto e spero di rivederti presto,sei un torrese DOC ti abbraccio,Emilio.
Auguri di un felice anno nuovo Salvatore.
Un abbraccio
Fausto
ho appreso da poco le tue imprese attraverso la tua intervista in televisione,sono rimasto entusiasto per tutto quello che fai, continua cosi sei un esempio per tutti noi. ciao peppe
Carissimo Salvatore, non finisce di stupirmi la profondità del tuo cuore e la determinazone del tuo carattere. Con amicizia un abbraccio da Luigi