L’uguaglianza sarà forse un diritto, ma nessuna potenza umana saprà convertirlo in un fatto
Sono alla vigilia di una tappa molto impegnativa, sia dal punto di vista climatico che dal punto di vista organizzativo.
Il prossimo 30 settembre, grazie all’entusiasmo travolgente e alla collaborazione di John Kirwan, persona stupenda e particolarmente sensibile al tema della disabilità, partirò per la Nuova Zelanda, un viaggio molto lungo: impiegherò infatti due giorni per arrivare a Wellington, passando per Londra, Seoul e Auckland. Lì tenterò di attraversare lo Stretto di Cook, in condizioni meteo marine certamente non facili poiché la temperatura del mare – e anche quella esterna – con molta probabilità non supererà i 7 gradi celsius.
Cerco di essere ottimista pensando che in fin dei conti in Canada, il maggio scorso, ho trovato le stesse condizioni: effettivamente nuotando da Victoria, Fleming Beach, fino a Pedder Bay, sede del Pearson College posso tranquillamente affermare di essere morto dal freddo! Eppure il ricordo che porto nel cuore, di quei giorni e delle splendide persone che ho incontrato, ancora mi accompagna e mi sostiene in quanto sto per affrontare.
Questa tappa giunge in un momento molto duro per gli equilibri internazionali: anche i paesi più sviluppati del mondo stanno attraversando una crisi economica e sociale forse grave quanto e forse più di quella del 1929.
Come allora, anche oggi, a pagarne le conseguenze più gravi sono le parti deboli della società, perché la crisi si riversa su persone anziane, bambini, lavoratori dipendenti e persone con disabilità e le loro famiglie. I tagli al welfare si traducono in risorse sempre più limitate da destinare al lavoro, alla sanità, all’istruzione. La disoccupazione in Italia ha raggiunto cifre da record e tra i disoccupati l’80% è rappresentato da persone con disabilità. I tagli all’istruzione hanno comportato forte compromissione dell’attività di sostegno e di recupero nelle scuole, con gravi disagi nei confronti dei ragazzi disabili e anche la situazione della sanità pubblica non versa in condizioni migliori.
Anche in questa situazione di crisi continuo a sperare nella percorribilità di una strada che porti all’indipendenza della persona con disabilità: solo attraverso il lavoro si può svolgere appieno il ruolo di cittadino; solo attraverso l’occupazione si possono scoprire nuovi talenti per costruire una società migliore; solo attraverso il lavoro le persone con disabilità possono sostenere se stessi e le loro famiglie.
In questi tempi di crisi economica, mentre in alcuni paesi si sta tagliando la spesa sociale, è ancor più necessario elaborare e attuare programmi che riguardino l’inserimento lavorativo.
In conclusione, includere i bambini, i ragazzi disabili nella scuola e nello sport sicuramente servirà a sconfiggere la diffidenza e, immancabilmente, contribuirà a una crescita rivolta ai valori dell’accoglienza e della solidarietà.
Includere le persone disabili nel mondo del lavoro, sicuramente gli darà la possibilità di partecipare come protagonisti nella vita del Paese, nello stesso tempo migliorerà le condizioni di lavoro.
Includerci nella società, abbattendo le barriere fisiche e morali, sicuramente ci avvantaggerà, ma immancabilmente ne beneficeranno tutti, le mamme, i bambini gli anziani.
Con Affetto
Salvatore Cimmino
Ti ammiro molto per la tua voglia di vivere e per l’energia che trasmetti alle persone anche solo leggendo quello che scrivi.
In bocca al lupo per questa tua nuova straordinaria impresa
In bocca al lupo per questa ennesima avventura,per il tuo grande coraggio e la tua grande forza di volontà.Goditi i paesaggi e la meravigliosa gente che incontrerai.
bel freddo laggiu ! avrai nostalgia del lago di tiberiade e del bel calore di Israele auguroni di buon successo
alessandro con yoel
Augurissimi per questa nuova sfida !!
sono sicuro che andrai forte anche stavolta e il tuo calore ed energia ben mitigheranno il freddo delle acque australi !!
un caro saluto dal tuo consocio Aniene Fabrizio Padua
Buon’avventura Bibì!!! E per il freddo, portati la muta con il pelo…..
Un abbraccione
Ciao Salvatore, mi chiamo Mirko, ho 21 anni e una grande passione per il giornalismo. Attualmente scrivo per una testata sul web che, perlopiù, tratta di calcio. Aver sentito la tua storia, però, mi ha molto colpito ed ho deciso di scrivere un articolo anche su di te, un uomo da prendere come esempio. L’obbiettivo del mio prossimo articolo è di sensibilizzare quante più persone possibile sull’argomento. Sei un esempio di coraggio e forza di volontà e ti faccio il mio più grande in bocca al lupo per la tua prossima impresa, nello stretto di Cook.
Cordialissimi Saluti
Mirko Panico
Congratulations Brett and Laura! Send them my love all the way from Roosevelt.