3 dicembre 2010, Giornata internazionale delle persone con disabilità
Palinuro, 4 settembre 2010
La questione disabilità, oggi, è sempre più sentita nella società. Ma solo parzialmente: associazioni, siti internet e giornali ne parlano quotidianamente, comunicando lo sviluppo di nuove ricerche volte a migliorare la qualità della vita; anche lo sport, attraverso le paraolimpiadi, ha fatto conoscere al mondo l’ esistenza di decine di milioni di ragazzi e ragazze con disabilità, e l’ attenzione della società è certamente maggiore rispetto al passato. Ma è altrettanto vero che nella pratica non si agisce come la condizione di milioni di persone, ( oltre 600 milioni nel mondo, il 10% della popolazione totale ), richiederebbe.
Sarebbe importante riflettere, dedicare più tempo e attenzione alle persone disabili perché tale condizione comporta sofferenza e disagio, per sé e per le famiglie. La società deve comprendere che oltre a problemi tipicamente pratici come muoversi, mangiare, lavarsi, chi convive con un handicap spesso ha difficoltà ad accettarsi, a relazionarsi con l’esterno. L’ideale sarebbe che la società intervenisse per colmare la enorme distanza che ancora separa le persone disabili dal mondo reale e cosiddetto produttivo, considerando in pieno ed affrontando insieme le difficoltà che questi incontrano quotidianamente.
Per fare qualche esempio: in Italia, nonostante l’attuale normativa in materia di barriere architettoniche sia in vigore dal 1989, capita ancora troppo spesso di imbattersi in edifici, pubblici e privati, in cui persistono gravi impedimenti al comodo uso degli spazi. Accessi, ingressi, porte, pavimenti, servizi igienici, ascensori, altezze di vari elementi non fruibili se non da chi è nel pieno delle proprie capacità motorie e fisiche. Quando si costruiscono edifici, non sempre infatti si pensa alla condizione di chi è disabile, che oltretutto spesso non ha neanche voce in capitolo.
Nonostante l’ attuale normativa in materia di occupazione, ( Legge N. 68/1999 ), In Italia sono più di un milione i disabili iscritti nelle liste di collocamento mirato, 700 mila soltanto al sud. Il loro tasso di disoccupazione sfiora l’ 80%. Si è arrivati a queste cifre perchè le aziende preferiscono pagare multe risibili là dove esistono commissioni di controllo sul collocamento obbligatorio. Una doppia piaga se si considera il disagio causato a queste persone, private del bisogno di ogni essere umano di sentirsi utili e parte attiva del tessuto sociale.
Incredibile è il fatto che una delle cause principali dell’esclusione dal mondo del lavoro e dell’ istruzione sia rappresentata dalla tecnologia, da sempre strumento di inclusione sociale per i disabili. Esempio calzante di questa situazione, ma non unico, arriva dal mancato aggiornamento del Nomenclatore Tariffario, strumento che regola la fornitura dei presidi protesici, il quale non viene aggiornato dal 1992 e dunque non tiene conto dei progressi fondamentali ottenuti dalla ricerca, precludendo di fatto i diritti di libertà e autonomia.
In realtà le discriminazioni esistono ancora. Forse sono più sottili, meno visibili, ma sono presenti ancora oggi. E ancora oggi le persone disabili incontrano difficoltà legate a pregiudizi e a mancanza di sensibilità.
“L’attuale modello sociale” – rifletteva il professore Len Barton, durante il convegno internazionale sull’ Educazione Inclusiva tenutosi a Bergamo il 27 febbraio del 2009, docente di Educazione inclusiva alla facoltà di pedagogia dell’ Università di Londra – «non è un insieme fisso e immodificabile di idee. Bisogna avere la volontà di cambiare il mondo, di cambiare ciò che è discriminatorio e far diventare le strutture più accoglienti e inclusive. Perché si possa creare un mondo diverso, un mondo davvero democratico caratterizzato da uguaglianza, da genuine e vere opportunità in termini di benessere e di guadagno. Un mondo dove la disabilità venga valorizzata e celebrata, un mondo inclusivo per tutti».
La scuola in questo senso ha un ruolo importante, fondamentale, per far sentire “normali” tutti, per dare a ognuno la possibilità di istruirsi. Ultimamente in ambito scolastico si sta diffondendo un concetto nuovo, quello di “educazione inclusiva”. Come dice la parola, l’educazione inclusiva è mirata a includere tutte le persone, comprese quelle con determinati svantaggi, all’interno del processo educativo. L’educazione scolastica è fondamentale per il tema della disabilità perché l’inclusione sociale non è scindibile dall’“educazione inclusiva”: l’inclusione di tutti (disabili e non) nella società passa attraverso l’inclusione nell’educazione.
Dopodomani è il 3 dicembre, si celebra la Giornata dei diritti delle persone con disabilità, adottata dall’ Assemblea Generale dell’ ONU dal 1982, coglierei l’ occasione per invitare a riflettere a quanti credono nella Democrazia, nell’ Uguaglianza e nelle Leggi a porre grande attenzione all’ integrazione ed all’ inclusione delle persone con disabilità.
Con Affetto
Salvatore Cimmino