OCEANS SEVEN, ovvero le 7 traversate a nuoto più difficili e pericolose al mondo
Dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (1948) in poi non c’è legge che non abbia come obiettivo generale la tutela dei diritti umani, della vita, delle libertà, dell’uguaglianza e dell’autodeterminazione di ogni persona indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche, culturali o sociali; quotidianamente però assistiamo o veniamo a conoscenza di episodi di violenza o discriminazione legati preminentemente alle disabilità.
L’accettazione di chi è diverso non può scaturire dalla semplice emanazione di leggi, dovrebbe invece essere il frutto di un complesso percorso di trasformazione culturale che ponga al centro della propria attenzione la persona e i suoi diritti. In questo senso l’accessibilità, intesa come accesso ai luoghi, ai servizi, e alle relazioni, può divenire, grazie alla sua trasversalità, la chiave di volta per avviare una fruttuosa riflessione sulle dinamiche e le logiche che la nostra società deve promuovere per essere garante dei diritti di tutti. Molte sono le discriminazioni nei confronti delle persone con disabilità che, a causa di pregiudizi e delle conseguenti barriere, architettoniche e sociali, non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (2006), richiamandosi esplicitamente ai principi della Dichiarazione Universale dei diritti umani, riconosce che la mancanza di opportunità costituisce una violazione dei diritti umani fondamentali, legati soprattutto alla dimensione sociale e relazionale, e individua nell’accessibilità una delle condizioni necessarie per promuovere l’inclusione delle persone con disabilità.
Pertanto, il nostro Paese, che ha ratificato la suddetta Convenzione con la Legge 3 marzo 2009 n. 18, deve prioritariamente impegnarsi per l’eliminazione di ogni barriera che rappresenti un ostacolo alla vita comunitaria. Si introdurrebbe così una nuova prospettiva di lettura sui temi concernenti le disabilità e si sposterebbe l’attenzione dalla persona alla relazione con l’ambiente, spesso incapace di rispondere adeguatamente alle differenti esigenze delle persone.
Questo è il quadro di riferimento entro il quale ha preso corpo un Progetto (di Legge) nato per la diffusione della cultura dell’Accessibilità Universale, un umile tentativo che si pone l’obiettivo di superare le barriere fisiche, sociali e morali nella nostra amata Italia. Perché questo Disegno di Legge, depositato in Commissione Sanità e Affari Sociali del Senato con il titolo “Disposizioni in materia di mobilità personale delle persone con disabilità”, diventi realtà, è davvero urgente che riprenda al più presto il suo iter parlamentare e che magari riesca anche a raccogliere adesioni bipartisan.
Questo è il quadro di riferimento entro il quale ha preso corpo l’idea di portare a compimento il “Giro a nuoto dei Sette Oceani”, ovvero le sette traversate a nuoto più difficili e pericolose al mondo nell’ambito del Progetto “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”.
Di queste ho già nuotato lo Stretto di Gibilterra, 25 maggio del 2009; Il Canale della Manica, 31 luglio 2009 e lo Stretto di Cook, 9 ottobre 2011. Me ne mancano quattro: il Canale di Moloka’i nelle Hawaii, il Canale di Catalina in California, il Canale del Nord tra l’Irlanda e la Scozia e lo Stretto di Tsuragu in Giappone.
Per la promozione e la tutela del Diritto Umano alla Salute, per la promozione e la tutela del Diritto Umano di Cittadinanza delle persone con disabilità.
Salvatore Cimmino
L’azione di Salvatore è di fondamentale importanza per richiamare l’attenzione delle istituzioni sul tema delle barriere architettonicche e della accessibilità in genere.
Occorre ancora tanto lavoro perchè però perchè i propositi delle amministrazioni si traducono in fatti concreti attraverso gli strumenti esistentii e poco sfruttati, sopratutto al sud, come il “dopo di noi”.
Anche la accessibilità della didattica deve essere tradotta in una concreta innovazione della scuola dove è ancora molto frequente la esclusione e marginalizzazione di tanti ragazzi con neurodiversità.