Accessibilità Universale, ovvero un’Organizzazione Sociale che ha a cuore i diritti umani e che lavora in solidarietà per promuoverli e difenderli ovunque
L’Accessibilità Universale agli spazi pubblici e privati è uno dei presupposti per l’effettivo esercizio del Diritto di Cittadinanza: «Il diritto all’accessibilità è sia diritto in sé e per sé, sia diritto fondamentale “funzionale”, presupposto imprescindibile per il godimento di tutti gli altri diritti della persona umana, perché la sua garanzia consente alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente, di compiere le proprie scelte e di partecipare a tutti gli aspetti della vita su base di eguaglianza con gli altri».
Questo è uno dei tanti e significativi passaggi dell’importante mozione, basata sul contenuto della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata all’unanimità alla Camera dei deputati nel 2021. Qual è, ad oggi, la situazione nel nostro Paese?
Dopo 15 anni dalla sua promulgazione la Legge 18/2009 è tristemente lettera morta: le persone con disabilità sono ancora discriminate perché costrette a fronteggiare uno scalino insuperabile, una larghezza di una porta di un edificio pubblico insufficiente per il passaggio della carrozzina, una segnaletica stradale inadeguata, ostacoli interni agli ospedali che impediscono di poter usufruire di un’assistenza adeguata e anche ostacoli nelle scuole perché una su tre, nel nostro Paese, risulta architettonicamente inaccessibile come ancora inaccessibili risultano le cure, le terapie avanzate, gli ausili e i dispositivi protesici di ultima generazione.
L’Accessibilità Universale non è un concetto alla moda, che faccia trend, ma resta comunque un diritto fondamentale che tutti dovremmo abbracciare e difendere: affrontare il tema dell’accessibilità degli spazi pubblici e privati, dell’istruzione, del lavoro nonché il tema della mobilità totale e garantita, tenendo in particolare considerazione i diritti delle persone con disabilità, determina la qualità della vita dell’intera comunità nazionale.
Case, scuole, luoghi di lavoro, spazi pubblici universalmente accessibili sono il presupposto per l’effettivo esercizio del Diritto di Cittadinanza nell’estensione che l’articolo 3 della Costituzione disegna quando attribuisce alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese»: ostacoli e sviluppo della persona sono termini che, come in molti luoghi della Costituzione, evocano un continuum tra la natura programmatica e quella precettiva di disposizioni della Carta. Né si può dimenticare la formulazione dell’articolo 32 della Costituzione così come è stato interpretato dalla giurisprudenza costituzionale e ordinaria, che si sono incaricate di ricostruire un “diritto vivente alla salute”.
Sono 13 milioni le persone con disabilità che vivono in Italia, (fonte ISTAT). Il problema delle barriere, materiali e immateriali, non riguardano tuttavia solo le persone con disabilità ma coinvolgono tutti i cittadini, talvolta solo in una fase della loro vita o in brevi e occasionali momenti: i bambini, gli anziani, i genitori col passeggino, le donne in stato di gravidanza, le persone che sono costrette a muoversi con le stampelle o con la carrozzina, gli ipovedenti, i non vedenti, i passeggeri con le valigie e persino chi trasporta borse della spesa. E poi è da sottolineare che le disabilità sono una condizione strettamente legata all’invecchiamento della persona e che viviamo in un mondo sempre più popolato da anziani. Il report demografico diffuso da ISTAT il 3 maggio 2018, relativo alle previsioni al 2065 descrive il picco di invecchiamento della popolazione che caratterizzerà l’Italia nel periodo 2045-2050 quando la quota degli ultrasessantacinquenni sarà prossima al 34% della popolazione.
Il tema delle disabilità e la rimozione delle barriere materiali e immateriali richiede un’attenzione particolare, se si intende difendere e sostenere il diritto all’inclusione di tutti i cittadini: perché una condizione di debolezza, transitoria o permanente, può riguardare qualsiasi persona, senza che nessuno possa vantare alcuna superiorità o invulnerabilità.
Questo è il quadro di riferimento entro il quale ha preso corpo un Progetto (di Legge) nato per la diffusione della cultura dell’Accessibilità Universale, un umile tentativo, per superare le barriere fisiche, sociali e morali nella nostra amata Italia. Perché questo importante Disegno di Legge, depositato in Commissione Sanità e Affari Sociali del Senato con il titolo “Disposizioni in materia di mobilità personale delle persone con disabilità”, prima firmataria la Senatrice Lavinia Mennuni, diventi realtà, è davvero urgente che riprenda al più presto il suo iter parlamentare e che magari riesca anche a raccogliere adesioni bipartisan.
Indipendenza e autonomia, per le persone con disabilità, non vogliono dire solo acquisire alcune competenze, ma riconoscersi adulti e sentirsi tali. Non significa fare tutto da soli, ma integrare le proprie competenze con quelle degli altri e saper chiedere aiuto.
Salvatore Cimmino