IL DIRITTO ALLA VITA INDIPENDENTE È UN DIRITTO UMANO

IL DIRITTO ALLA VITA INDIPENDENTE È UN DIRITTO UMANO

21 Giugno 2023 0 Di salvatore cimmino
Vivere indipendenti è un diritto umano di cui nessuno dovrebbe essere privato in favore del risparmio

Quando Albert Einstein arrivò negli Stati Uniti, alla domanda degli impiegati dell’ufficio immigrazione, a quale razza appartenesse, rispose “appartengo all’unica razza che conosco, quella umana”, non ignorò le differenze, le omise in un orizzonte più ampio, le incluse e le superò. È questo il paesaggio che dobbiamo impegnarci ad aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza. In Italia la cultura della disabilità è ancora molto indietro, questo comporta delle conseguenze dirette in ogni ambito della vita sociale. Le maggiori criticità riguardano l’ambito dell’istruzione e dell’integrazione sociale; della mobilità, dell’indipendenza e del lavoro; della Sanità!  

Ancora oggi le strutture scolastiche sono incapaci di accogliere le persone con disabilità a causa della presenza di barriere architettoniche e mentali. Spesso l’amministrazione scolastica è caratterizzata da una mentalità reattiva e quasi mai proattiva: le criticità vengono prese in considerazione solo nel momento in cui si presentano anziché di attivarsi preventivamente per poter fornire un servizio eguale a tutti. A ciò si aggiunga, nelle strutture scolastiche, dalle elementari in poi, la difficoltà oggettiva è data dalla scarsità di fondi – pochi insegnanti con tanti alunni e sempre meno ore per il sostegno – e una mentalità prevalentemente assistenzialistica che ancora fatica a promuovere occasioni di autentica integrazione. In questo paesaggio è chiaro che affrontare le criticità significa quasi sempre per le istituzioni aderire ad un approccio di forma: adeguare le strutture, eliminare le barriere architettoniche, tutte misure necessarie ma non sufficienti per il conseguimento di una reale integrazione. Le soluzioni solo formali causano fenomeni di emarginazione sociale che accrescono una mentalità che vede la disabilità sempre più come limite e non come caratteristica distintiva. Esistono chiari esempi di professionisti dell’educazione lasciati soli nell’affrontare situazioni complesse senza una formazione adeguata e in assenza di un’adeguata valutazione diagnostica che dovrebbe essere a cura delle Aziende Sanitarie Locali.

La mobilità per una persona con disabilità è quella libertà di movimento che in un paese come il nostro spesso non viene garantita. Pertanto, laddove i mezzi pubblici possono esser usati solo ed esclusivamente da persone senza disabilità, una persona con disabilità è praticamente costretta a dipendere dalla famiglia. Manca una politica di Pari Opportunità sull’uso dei mezzi pubblici. Manca una politica volta all’ottenimento dell’autonomia di una persona con disabilità nel vivere la città, mancano infrastrutture adeguate e sicure ad uso di tutti, manca il rispetto degli spazi riservati a persone con disabilità.

La chimera del lavoro per chi è una persona con disabilità. È stata totalmente disattesa la Legge 68 del 12 marzo 1999 sull’inserimento lavorativo. L’assistenzialismo nel nostro paese resta l’unica forma di sostegno economico, dimenticando l’integrazione sociale. La dignità di sentirsi vivi, partecipi nei confronti della società, si trasforma giorno dopo giorno e fino alla fine dei propri giorni, in un qualcosa di eternamente sconosciuto per chi è affetto da disabilità. Introduciamo sanzioni più incisive per chi non aderisce alla normativa sull’assunzione di persone con disabilità; istituiamo organismi di controllo pubblici o privati finanziati per promuovere l’inserimento nel mondo del lavoro che tenga conto principalmente delle abilità della persona con disabilità e non delle sue disabilità, adesso!

In ambito sanitario permane forte un’ottica assistenzialista: non si erogano gli strumenti volti al raggiungimento di una certa autonomia della persona preferendo, in sostituzione, l’inserimento di risorse umane, in quanto meno costose. Anche qualora la risorsa umana sia imprescindibile, la relazione non dovrebbe tendere all’assistenzialismo ma all’empowerment e allo sviluppo dell’autonomia della persona. Inoltre, si registra una carenza di sostegno psicologico alle famiglie con figli con disabilità: spesso si verificano casi in cui lo Stato non interviene a formare e sostenere le famiglie nella gestione delle problematiche che il figlio con disabilità incontra nel quotidiano. Altra importante criticità è la burocrazia e le complicate procedure volte all’ottenimento di quello che è un diritto già sancito. A tal proposito diventa sempre più necessario, per superare le molteplici criticità e rimuovere ogni tipo di barriera, promulgare, pubblicare, quindi l’entrata in vigore del Progetto di Legge sull’Equiparazione degli infortuni nella vita con gli infortuni sul lavoro, adeguatamente finanziata, che sancisca e sostenga il diritto alla vita indipendente della persona con disabilità, depositata in Senato, prima firmataria la Sen. Lavinia Mennuni, il 29 dicembre scorso. Una Proposta di Legge, oltre a richiamare la nostra Costituzione (Articoli 3, rimozione degli ostacoli, 16, libertà di movimento, e 38, l’importanza dell’Assistenza Sociale), mira a salvaguardare la dignità umana e a rendere le persone con disabilità protagoniste della vita del Paese, e a consentir loro di partecipare, in concreto, con il proprio lavoro, ai costi delle cure, delle terapie e delle tecnologie assistive di cui necessitano.

Salvatore Cimmino