La diversità è l’essenza dell’umanità
Ogni uomo e ogni donna con disabilità, in qualunque paese del mondo, ha il diritto ad una vita dignitosa. Non si tratta solo di soddisfare determinati bisogni, ma più ancora di vedere riconosciuto il proprio desiderio di accoglienza e autonomia. E’ necessario che l’integrazione diventi mentalità e cultura, e al tempo stesso che i legislatori e i governanti non facciano mancare a questa causa il loro coerente sostegno. Oggi ci troviamo a riflettere, a confrontarci, a verificare lo stato della situazione concernente le disabilità: dal punto di vista culturale, istituzionale, legislativo ed operativo a partire dai principi di tutela dei diritti delle persone con disabilità. L’ottica di riferimento è quella dei diritti di cittadinanza, costituzionalmente riconosciuti, osservati nella loro tutela ed esigibilità individuati nella loro caratteristica di diritti soggettivi universali. In un’altra ottica di riferimento è quella della valorizzazione della persona, dove lo stato riconosce e sostiene le iniziative finalizzate al bene comune, alla solidarietà, corresponsabilità in un’ottica di politiche sociali di community care: forme di assistenza e di supporto erogate tanto “nella” comunità quanto “dalla” comunità. E’ necessario porre al centro e al cuore del sistema la difesa della persona con la propria dignità e il suo diritto a rimanere nelle proprie comunità, a contatto con le proprie reti familiari e sociali. La persona al centro significa che non solo è oggetto del sistema di prestazioni e risposte, ma anche soggetto che collabora, partecipa, sceglie il processo di inclusione, anche laddove la gravità della compromissione del quadro clinico o comportamentale fosse di notevole entità.
Diviene prioritario pensare e attuare un welfare che miri ad affermare, richiedere ed esigere:
L’urgenza di un reale riconoscimento dei diritti di ogni uomo e ogni donna con disabilità ad una vita degna e vivibile; L’urgenza di promuovere una cultura del riconoscimento del desiderio esistenziale all’accoglienza e all’autonomia di ogni persona con disabilità e non solo all’appagamento di bisogni;
L’urgenza di propiziare i tempi differenziali e differenziati che segnano l’arco esistenziale della vita di ogni persona con disabilità; L’urgenza di promuovere la ricerca scientifica, che possa garantire ogni forma di prevenzione dell’evento lesivo; L’urgenza di promuovere la tutela della salute, soprattutto in quelle forme dove il curare non può garantire il guarire, dove non è possibile liberarsi della disabilità, ma occorre liberare le potenzialità che ogni disabilità non potrà mai cancellare; L’urgenza di garantire il diritto allo studio, al lavoro, alla casa, all’abbattimento delle barriere; L’urgenza di promuovere ricerche e sperimentazioni, atte a sostenere e incrementare le potenzialità, ricordando che la riabilitazione è non solo restituzione di funzioni compromesse: è altresì barriera al decadimento, attivazioni di funzioni compensative, evocazione di funzioni alternative.
L’inclusione rimane il punto fondamentale per l’abbattimento delle barriere: inclusione dei bambini nella scuola e nello sport, inclusione nel mondo del lavoro, nella società civile. Partecipazione, conoscenza e superamento del pregiudizio e della diffidenza. Con il lavoro di tutti arriveremo senz’altro molto lontano. Il non riconoscere questa forte esigenza di totale inclusione può causare tre ordini di deficit: economico, in quanto non impiegare le risorse disponibili comporta una perdita onerosa; sociale, perché non integrare qualsiasi categoria crea emarginazione; democratico, perché negare la partecipazione significa negare la piena cittadinanza.
Abbattere le barriere che impediscono la piena partecipazione democratica di tutti i cittadini alla vita del Paese, infatti, rappresenta un grande segno di civiltà.
Salvatore Cimmino