A proposito di disabilità e “accomodamento ragionevole”
In queste ore, in ogni parte del mondo, una persona su sei è impegnata, in vista del 3 dicembre, nell’organizzazione di incontri per celebrare la Giornata mondiale delle persone con disabilità per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inclusione sociale e l’abbattimento di ogni barriera.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità adottata nel 2006 e firmata e ratificata dal nostro Parlamento nel 2009 con la Legge n. 18, è il punto di riferimento per coloro che sostengono iniziative volte alla promozione dei diritti umani delle persone con disabilità affinché tutti abbiano le stesse opportunità di partecipazione alla vita sociale, culturale ed economica, senza nessuna distinzione.
(CDPD, Art. 5 Comma 3: Al fine di promuovere l’uguaglianza ed eliminare le discriminazioni, gli Stati Parti adottano tutti i provvedimenti appropriati, per garantire che siano forniti accomodamenti ragionevoli).
Lavorare per le persone con disabilità significa promuovere i diritti di coloro che sono i più vulnerabili con la convinzione che nessuno – nemmeno uno – deve essere lasciato indietro.
Oggi le disabilità non sono più un limite grazie ai grandi traguardi raggiunti dalla bioingegneria della riabilitazione oltre che dai grandi risultati sorprendenti che gli scienziati continuano ad ottenere in tutto il mondo: bambini e adulti dati per dispersi dal sistema scolastico o resi inabili da malattie rare riescono a svolgere un ruolo attivo nella società e ad instaurare relazioni stabili e soddisfacenti.
Ci sono ancora tanti bambini e tanti adulti che non possono beneficiare di questo enorme patrimonio tecnologico e scientifico perché distribuito male generando una forte disuguaglianza sociale. È inaccettabile che ancora così tanti bambini e tanti adulti vengano colpiti dall’emarginazione, un killer silenzioso, ma prevenibile, che trae ancora più forza proprio attraverso il circolo vizioso dell’esclusione sociale.
Salvatore Cimmino
Come sempre un mito