Una Società inclusiva è possibile: collaborazione tra Scuola, Università, Famiglie, Imprese, Comunità e Territorio
Il concetto di Società inclusiva per tutti, grazie ai traguardi raggiunti dalla ricerca scientifica, si sta diffondendo sempre di più nelle persone. Oggi la più grande sfida è quella di promuovere il benessere di tutti a tutte le età e garantire una Politica universale, plurale, accessibile, capace di valorizzare le differenze e i punti di forza di ogni singola persona, secondo i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
La persona al centro, lo sviluppo integrale di ciascuna persona: è questa la nostra pietra angolare per riconoscere e promuovere il valore infinito della persona per il solo fatto che esista, così come è.
Per questo mi preme innanzitutto richiamare l’art. 10 della Convenzione che afferma il diritto alla vita delle persone con disabilità: Gli Stati Parti riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’effettivo godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità. Tale diritto deve essere difeso in ogni istante della vita, dal concepimento alla morte naturale, proprio perché la disabilità è un’esperienza umana in molti casi ancora misteriosa, che siamo chiamati a rispettare e a conoscere.
Il concetto di disabilità non indica più un assoluto della persona come in passato ma riguarda il rapporto tra la persona e il suo ambiente di riferimento. In tal senso, negli ultimi anni, soprattutto con l’avvento della bioingegneria della riabilitazione, sono state abbattute numerose barriere limitando la disabilità, a prescindere dalla sua gravità.
Educazione, mobilità e lavoro sono ambiti particolari cui la Convenzione fa riferimento invitando a un impegno preciso istituzioni e società civile. Come per ogni persona, il percorso di istruzione, mobilità, formazione e l’esperienza lavorativa rappresentano momenti essenziali anche per la vita di una persona con disabilità. E’ necessario pertanto sviluppare percorsi, servizi e tecnologie nuove che permettano di rispondere adeguatamente a tali necessità.
Dal 3 marzo del 2009 – Legge n. 18 con la quale il nostro Paese ha ratificato la Convenzione ONU – attendiamo che quanto contenuto nella Convenzione venga (finalmente) recepito sempre più concretamente dall’Italia ed entri a far parte della nostra Costituzione materiale e del nostro vivere quotidiano. Nessuna Legge o Convenzione, infatti, può sostituire la responsabilità dei singoli e ciascuno di noi, su questo tema, è chiamato a una responsabilità grande.
Salvatore Cimmino