Il cuore dei diritti umani: la dignità della persona
Emarginazione e disabilità, queste due parole apparentemente diverse, sono strettamente collegate nell’intima essenza del dolore vissuto da chi si trova a vivere, nel nostro Paese, questo status sociale e giuridico.
Le disabilità in Italia costituiscono ancora largamente un ostacolo insormontabile ad accedere alle tappe fondamentali di una vita considerata normale, opportunità sancite come diritti dalla Costituzione: l’istruzione, la mobilità, il lavoro, la libera circolazione e l’utilizzo dei luoghi pubblici.
Dagli ultimi dati ISTAT emerge una popolazione con disabilità marginalizzata, che vive in un vero e proprio mondo a parte e a cui sono negati vari aspetti della quotidianità: ne esce un Paese ancora incapace, culturalmente, organizzativamente e socialmente, di adottare una visione che ponga al centro la persona e la sua rete di relazioni e di rendere fruibili i servizi necessari all’inclusione e alla coesione sociale.
La situazione ha comportato anche richiami e sanzioni internazionali: negli ultimi anni la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per non aver applicato in maniera adeguata i principi dell’Unione Europea in materia di diritto all’istruzione, al lavoro e alla mobilità. Risulta sempre più urgente agire sulle cause strutturali delle diseguaglianze creando le condizioni che consentano alle persone con disabilità di esercitare i propri di diritti di cittadinanza.
Tra le persone con disabilità che soffrono particolarmente questa situazione difficile e di emergenza ci sono gli invalidi civili. Nel nostro Paese non disponiamo attualmente di un quadro giuridico forte in grado di proteggere, promuovere e assicurare la totalità dei diritti a chi, nella vita, si ammala di una malattia rara, (in Italia ne soffrono oltre 2 milioni di persone e, di questi, il 70% sono bambini), di cancro, (il nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che nei prossimi 20 anni i casi subiranno un incremento del 60%), oppure rimane vittima di un incidente stradale, (ogni anno in Italia in media oltre 150 mila persone diventano invalide a causa degli incidenti stradali).
Una serie di ostacoli – i tempi per riconoscere l’invalidità civile secondo la Legge 104/92 sono biblici – impediscono a queste persone di decidere delle proprie vite e di godere del loro diritto di cittadinanza. Oggi, se non ci fosse il supporto delle famiglie, gli invalidi civili, per la maggior parte, vivrebbero una situazione devastante.
Diventa, quindi, sempre più urgente l’approvazione di una Legge che equipari gli infortuni nella vita con gli infortuni sul lavoro: va garantito, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, il diritto di usufruire delle migliori tecnologie presenti sul mercato; vanno definiti e aggiornai i LEA e il Nomenclatore Tariffario con scadenza annuale, e l’aggiornamento dovrà prevedere il ricorso alle migliori tecnologie disponibili, necessarie per far fronte alle patologie e alle disabilità gravi; bisogna istituire una Commissione che assicuri un sistema efficace di identificazione delle prestazioni e dei dispositivi erogabili, nominata dal Governo con appositi decreti e composta da persone di comprovata professionalità e competenza, presieduta sia dal Presidente del Servizio Sanitario Nazionale sia dal Direttore dell’Agenzia del Farmaco.
Mi auguro che la Proposta di Legge sull’Equiparazione degli infortuni nella vita con gli infortuni sul lavoro, a cui stiamo lavorando da tempo, susciti attenzione e costituisca, per le istituzioni a tutti i livelli, uno stimolo a farsi carico dell’attuazione piena dei diritti sanciti nella Costituzione, realizzando una corsia preferenziale per le persone (oggi) più deboli.
Salvatore Cimmino