Equiparazione delle invalidità civili con gli infortuni sul lavoro, il nuovo pilastro delle Politiche Sociali
Nel nostro paese il modello di welfare tende sempre più a ridurre al minimo l’ intervento dello Stato delegando la risposta ai problemi dei deboli ad espressioni spontanee di beneficenza.
Sono oltre 10 milioni, nel nostro Paese, le persone che vivono il dramma della disabilità, che non faranno mai rumore, non alzeranno mai la voce, non faranno mai manifestazioni. Sono quelle che soffrono di più, sono gli esclusi, i sofferenti: i bambini affetti da malattie rare, le persone non autosufficienti, le persone che soffrono di sindromi gravi. Persone che non alzeranno mai la voce perché gli manca la forza. Sono gli invisibili, quel popolo di umanità sofferente che rischia di sprofondare nell’abisso. L’abisso della solitudine e della marginalità da cui non li tirerà fuori né un bonus né un trasferimento monetario.
Ci vuole invece una politica concreta che si chiama “Equiparazione delle invalidità civili con gli infortuni sul lavoro”, vale a dire un’azione non solo amorevole ma anche competente che si chiama “Presa in carico” che potrà realizzarsi insieme alla società civile, la Ricerca Scientifica e i Servizi Sociali. Sono la Ricerca e i Servizi che quando possono operare, perché previsti dall’intervento pubblico, vanno a scovare queste sofferenze silenziose e a liberare le persone e le loro famiglie da una prigionia triste e dolorosa.
La presa in carico, colmare l’enorme distanza che separa gli invalidi civili dalla società produttiva, il prendersi cura deve riguardare la normalità della vita, dei compiti familiari, per prevenire il disagio e la caduta nella marginalità. Deve guardare alle persone e non alle categorie sociali e non limitarsi a riparare i danni ma cercare di prevenirli. A promuovere il benessere perché oggi siamo tutti esposti alla caduta nella vulnerabilità. Questa azione della presa in carico e del prendersi cura costituirebbe, nel nostro Paese, il pilastro delle Politiche Sociali.
Se questa Proposta divenisse Legge, ne sono certo, tante persone sarebbero meno sole, sarebbero, finalmente, prese in carico, sostenute nella loro sofferenza e portate alla luce per renderle visibili. Siamo dotati di un patrimonio legislativo importante ma non esigibile. Se non ora quando potremo dotarci del pilastro delle Politiche Sociali? Con quale credibilità parliamo di inclusione scolastica senza insegnanti di sostegno e una scuola su tre è architettonicamente inaccessibile? Con quale credibilità parliamo di inclusione se solo tredici comuni su ottomila si sono dotati dei Piani di Eliminazione delle barriere architettoniche? Con quale credibilità parliamo di inclusione senza la possibilità di scegliere le cure e la riabilitazione a noi più congeniali?
Mi batterò e manifesterò affinché le forze politiche raccoglieranno la Proposta di Legge sull’equiparazione delle invalidità civili con le invalidità derivanti da infortuni sul lavoro. Mi batterò e manifesterò affinché la nostra Repubblica, (Regioni, Province, Città Metropolitane, paesi fino alle comunità più estreme), riconoscerà e garantirà i diritti inviolabili di ognuno e in ogni dove; Mi batterò e manifesterò affinché rimuoverà le barriere fisiche, economiche e sociali che limitano le libertà e l’eguaglianza di ogni cittadino e in ogni dove; Mi batterò e manifesterò affinché tutelerà la Salute e garantirà le cure e la riabilitazione di ogni persona e in ogni dove.
Se la nostra Repubblica potrà garantire 38 miliardi all’anno per le spese militari sono certo che potrà garantire anche la Salute e le libertà di noi cittadini.
Salvatore Cimmino