Equipollenza degli infortuni nella vita con gli infortuni sul lavoro
Se vogliamo costruire, pianificare una società capace di accogliere indistintamente tutti dipenderà dalla nostra capacità di pensarla, di progettarla, di viverla. E dal nostro impegno, da come metteremo a frutto i nostri saperi e le nostre conoscenze.
Nel mondo vivono con una disabilità oltre 1 miliardo di persone, cioè una persona su sette.
Ma il dato che viene spesso trascurato parla di una realtà ancora più sconvolgente perché le disabilità coinvolgono molte più persone: le famiglie delle persone con disabilità.
Quando i genitori di figli con disabilità valutano la possibilità di iscrivere I propri bambini a scuola o di ricercare la riabilitazione a loro più congeniale spesso vanno incontro ad una serie di ostacoli e impedimenti fortemente discriminanti che si configurano come violazione del diritto alla salute, del diritto all’istruzione, del diritto all’inclusione e del diritto alle libertà. Un dramma silenzioso che molte mamme e molti papà si portano dentro da sempre.
L’unica strada per mettere fine alla prigionia delle disabilità è quella dell’equipollenza tra infortuni nella vita e infortuni sul lavoro. Per non lasciare più sole le famiglie, per una riabilitazione congeniale per tutti.
Solo grazie a una riforma a dir poco rivoluzionaria il nostro Paese si potrà dire (finalmente) culturalmente e psicologicamente maturo dal punto di vista dell’accoglienza e dell’inclusione. E diventare un posto nel quale sia possibile (finalmente) condividere il progresso e il benessere sociale.
Salvatore Cimmino