Il male è più forte del bene?
Perché un codardo, un delinquente, una persona indifferente riesce a essere così efficace nel fare del male, e invece uno che ce la mette tutta a fare le cose per bene, o a cercare di fare del bene, raggiunge nel migliore dei casi risultati così modesti da risultare addirittura scoraggianti?
Questa domanda coglie in pieno il dramma della storia di tutta l’umanità e della vita della singola persona: le persone indifferenti, i delinquenti e i codardi sono più determinati delle persone oneste nel raggiungere i loro obiettivi; un solo atto malvagio riesce facilmente a distruggere quello che innumerevoli buone azioni sono state realizzate con tanta fatica.
Ci si può consolare pensando che alla lunga è il bene a trionfare, ma alla lunga saremo tutti morti. Non si tratta di essere pessimisti, ma realisti: la verità è che il bene, anche se spontaneo, è fragile, così fragile che basta un’inezia a comprometterlo, a rovinarlo, persino a distruggerlo.
Arrendermi? Mai. Io cerco, senza sempre riuscirci, di fare il contrario degli intolleranti e di coloro che vedono il male ovunque: cerco di dimostrare che la convivenza tra persone differenti è possibile, che la diversità si può rivelare una grande risorsa, che si possano aiutare i bisognosi anche senza disporre di tutti i mezzi ritenuti indispensabili per traguardi così importanti.
Credo possibile tutto questo non perché io mi ritenga capace di farlo ma semplicemente perché ci credo. Malgrado la realtà dimostri, spesso, che i risultati di tanti sforzi personali e di tanto impegno anche economico siano a volte scoraggianti al punto da chiedersi se ne valga la pena, il bene va fatto sempre e comunque.
Diadoco di Fotice scriveva: “La natura del bene è più potente dell’istinto del male, per il fatto che il bene esiste, mentre il male non esiste se non soltanto quando viene commesso”.
Il valore del bene comune è debole e quasi sempre perdente, per questo va sostenuto e praticato in modo libero, generoso e gratuito anche quando, ci sembra che non serva a nulla.
Salvatore Cimmino