Democrazia

Democrazia

7 Maggio 2020 0 Di salvatore cimmino

La scuola di Atene, Raffaele Sanzio

« Spesso abbiamo stampato la parola Democrazia. Eppure non mi stancherò di ripetere che è una parola il cui senso reale è ancora dormiente, non è ancora stato risvegliato, nonostante la risonanza delle molte furiose tempeste da cui sono provenute le sue sillabe, da penne o lingue. È una grande parola, la cui storia, suppongo, non è ancora stata scritta, perché quella storia deve ancora essere messa in atto. » (Walt Whitman, Prospettive democratiche)

Walt Whitman

Alla luce degli ultimi avvenimenti possiamo affermare che le teorie della democrazia non prendono in considerazione le persone con disabilità: non esiste ancora oggi un modello inclusivo che promuova la giustizia: le persone con disabilità non sono eguali alle altre, non godendo degli stessi diritti.

Nonostante le teorie della giustizia suppongano di basarsi sull’ eguaglianza di tutte le persone, esse non danno il giusto rilievo alle rivendicazioni delle persone con disabilità, che nelle società attuali non sono incluse come cittadini sulla base di parametri di eguaglianza con gli altri cittadini: è quanto sostiene Martha Nussbaum nel suo lavoro: Le nuove frontiere della giustizia. Disabilità, nazionalità, appartenenza.

I teorici del contratto sociale, nella tradizione classica, scrive la Nussbaum, assumevano che i soggetti contraenti fossero persone uguali riguardo alle capacità e in grado di svolgere un’attività economica produttiva, escludendo di fatto le persone non produttive: donne, bambini, anziani e persone con disabilità; oggi sono stati riabilitati gli anziani e le donne, (i bambini no), e non le persone con disabilità che, non venendo prese in considerazione ex ante, non trovano posto sulla scena nel momento delle scelte politiche fondamentali, ma soltanto ex post, ovvero in un momento successivo, quando grazie al senso della benevolenza ci si accorge che esistono anch’essi.

Questo significa che certamente gli interessi delle persone con disabilità verranno trattati, ma soltanto in un certo momento, in modo che i loro bisogni non influiscano sulle scelte dei principi politici fondamentali.

Marta Nussbaum

Per fare degli esempi: nonostante l’attuale normativa in materia di barriere architettoniche sia in vigore dal 1989, capita ancora troppo spesso di imbattersi in edifici, pubblici e privati, in cui persistono gravi impedimenti al comodo uso degli spazi. Accessi, ingressi, porte, pavimenti, servizi igienici, ascensori, altezze di vari elementi non fruibili se non da chi è nel pieno delle proprie capacità motorie e fisiche. Quando si costruiscono edifici, non sempre infatti si pensa alla condizione di chi vive con una disabilità, che oltretutto non ha voce in capitolo.

Nonostante l’ attuale normativa in materia di occupazione, ( Legge N. 68/1999 ), In Italia sono più di un milione le persone con disabilità iscritti nelle liste di collocamento mirato, 700 mila soltanto al sud. Il loro tasso di disoccupazione sfiora l’ 80%. Si è arrivati a queste cifre perché le aziende preferiscono pagare multe risibili là dove esistono commissioni di controllo sul collocamento obbligatorio. Una doppia piaga se si considera il disagio causato a queste persone, private del bisogno di ogni essere umano di sentirsi utili e parte attiva del tessuto sociale.

Incredibile è il fatto che una delle cause principali dell’esclusione dal mondo del lavoro sia rappresentata dalla tecnologia, da sempre strumento di inclusione sociale per le persone con disabilità.

Esempio calzante di questa situazione, ma non unico, la discriminazione contro le persone con disabilità nella lotta al COVID 19: l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme sulle difficoltà che alcuni, tra le persone con disabilità, stanno incontrando nell’attuare le misure igieniche preventive di base, mentre altri non sono in grado di praticare il distanziamento sociale perché necessitano di cure, assistenza o altro supporto. precludendo di fatto i diritti di libertà e autonomia.

Da qui è partita la mia battaglia, consapevole che solo grazie all’attuazione di politiche progressiste oggi è possibile pianificare ed attuare interventi mirati tali da migliorare drasticamente le condizioni di vita di una persona con disabilità.

Salvatore Cimmino