Supera i tuoi limiti e ti accorgerai che non esistono
Se da una parte la Tecnologia e la Scienza hanno fatto passi da gigante, non possiamo dire altrettanto delle nostre coscienze, della nostra consapevolezza.
Il risultato di questa mancata evoluzione trae origine da un egoismo sempre più diffuso, imputabile alle difficoltà nelle relazioni, alle guerre, alla violenza dilagante, alla povertà, alla paura di vivere.
Quello che dobbiamo affrontare, la vera sfida che ci attende, è di scegliere il nostro futuro, di prendere, come esseri umani, le decisioni giuste per il bene comune. Siamo chiamati, in questo difficile momento storico, a decidere per il destino della vita del nostro pianeta.
Per creare una società equa e giusta, caratterizzata dalla pace e dal dialogo, non dobbiamo lasciare indietro nessuno.
Per questi motivi quando mi è stata prospettata la sede del Liceo Pitagora – Croce, per la Conferenza, (Solo una Società accessibile può diventare una Società ideale), non ho avuto un attimo di esitazione perché è nell’incontro con i giovani che diventa possibile disegnare e realizzare un percorso che, vedendoli partecipi e protagonisti attivi della vita sociale e anche politica, reinventa un modo tutto nuovo di affrontare i temi più sensibili come quello della disabilità.
Ascoltandoli, assumendo come prioritarie le loro richieste, i loro pensieri e le loro aspettative e ragionando rispettando la loro sensibilità e le loro modalità relazionali sarà sicuramente possibile ripartire da zero per abbattere le barriere tra le persone.
Ho trovato tra l’altro molto bello e incoraggiante aver conosciuto insegnanti che, con vero spirito di educatori e “maestri”, hanno incoraggiato i loro studenti alla partecipazione, dimostrando un grande impegno su temi così difficili per elaborare poi insieme quella consapevolezza e quella coscienza necessarie per far raggiungere ai loro studenti lo status di cittadini adulti e partecipi.
Proprio nella mia scuola, l’Istituto Ernesto Cesaro, tanti anni fa ho trovato la forza per reagire a un dolore forte e spaventoso che rischiava di condizionare negativamente tutta la mia esistenza, grazie al sostegno di tutti i miei vecchi compagni di classe e di tutti i professori che mi hanno accompagnato in un percorso di recupero lungo e faticoso.
Ho imparato allora che la scuola non è solo voti e interrogazioni, la scuola è il momento formativo più importante dell’esistenza di ognuno di noi, è il luogo della crescita e del confronto, è il luogo dove si inizia ad esercitare l’autonomia e dove nascono i pensieri, le idee, dove diventiamo cittadini ed iniziamo ad inventarci l’esistenza. E dove, soprattutto, sperimentiamo al meglio il valore e il significato dell’ inclusione e della collaborazione. Sarebbe un bel segnale l’inclusione del testo della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità delle Nazioni Unite nei programmi scolatici a tutti i livelli.
Ci sono circa un miliardo di persone con disabilità nel mondo, cioè una persona su sette è affetta da un handicap più o meno grave. L’evidenza suggerisce che le persone con disabilità sono sproporzionatamente rappresentati tra i poveri del mondo. La collettività deve prendere coscienza del fatto che sta a lei adattarsi ai bisogni delle persone con disabilità e non il contrario.
Al pari di ogni individuo, le persone con disabilità, devono poter godere della loro piena cittadinanza e prendere liberamente le decisioni che li riguardano.
Le politiche condotte in favore delle persone disabili si limitano al versamento di aiuti finanziari o materiali, spesso assolutamente insufficienti, mentre l’accento dovrebbe essere posto su una migliore integrazione all’interno della società.
Il non riconoscere questa forte esigenza di totale inclusione può causare tre ordini di deficit: economico, in quanto non impiegare le risorse disponibili comporta dei costi altissimi per le casse dello stato; sociale, perché non integrare qualsiasi categoria crea emarginazione; democratico, perché negare la partecipazione significa negare la piena cittadinanza.
Facciamo dell’accoglienza uno stile di vita, non stanchiamoci mai di conoscere l’altro, di esplorare le diversità, di superare le paure e soprattutto di aprirci al mondo.
Con Affetto
Salvatore Cimmino