Solidarietà, un Ponte per l’isola di Idwji
Non solo perché sono a Torre Annunziata, la mia città, che amo profondamente e alla quale mi sento profondamente legato.
O perché sono insieme agli studenti del liceo Statale Pitagora Croce, una scuola, che per me rappresenta non semplicemente il luogo del sapere ma, soprattutto, il luogo dove tutto è ancora possibile, dove voi ragazzi avete ancora tra le mani la possibilità di diventare quello che volete.
Sono emozionato, e grato, perché, con grandissima generosità e tanto entusiasmo, avete voluto dare un seguito al nostro primo incontro promuovendo questa bella iniziativa di musica, cinema e solidarietà “Un ponte per l’isola di Idwji”.
E voglio dirvi che la vostra è una risposta che non dimenticherò mai.
Avete perfettamente colto il significato dei termini Solidarietà e Carità che di certo non significano elemosina.
Da molto tempo viviamo un grande equivoco.
Solidarietà e Carità vogliono dire esprimere nei fatti l’Amore e la Giustizia per il prossimo; La Solidarietà e la Carità equivalgono al coraggio di denunciare la sopraffazione; la Solidarietà e la Carità rappresentano la determinazione a impegnarsi per il bene di tutti perché siamo tutti responsabili del bene di ciascuno.
Come ormai ben sapete sono da oltre 10 anni impegnato in un progetto a me molto caro: “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”.
Le motivazioni che mi hanno spinto ad investire così tanto della mia vita in un progetto così ambizioso hanno evidentemente molto a che fare con la mia condizione di disabilità: vorrei contribuire ad abbattere tutte le barriere che impediscono alle persone con disabilità una reale integrazione, una vita piena, dignitosa, soddisfacente e produttiva.
Obiettivo che è perseguibile, io credo, solo rendendo fruibili tutte quelle tecnologie che, uscendo dai cassetti dei principali centri di ricerca devono poter diventare l’oggetto di programmi finalizzati al miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità.
Nel corso di questo progetto come ormai ben sapete sono stato a Goma.
E’ stata probabilmente l’esperienza più dura e significativa della mia vita, ma di sicuro anche la più bella e ricca di emozioni.
Di Goma credo sappiate ormai tutto: è il capoluogo del Nord Kivu, che si trova ai piedi del gigantesco vulcano Nyiragongo, nella Repubblica Democratica del Congo.
Qui, a causa delle violenze di una guerra tribale che si protrae da diversi anni, le comunità sono distrutte, i valori svaniscono.
Quando i villaggi sono attaccati e saccheggiati nessuno è al sicuro, nessuno è risparmiato e vengono uccisi indiscriminatamente donne, uomoni, bambine e bambini.
Tutto questo accade per il possesso delle risorse forestali e degli ingenti giacimenti di oro, diamanti, rame e coltan. Il coltan, nello specifico, è un minerale indispensabile per l’industria high-tech e la Repubblica Democratica del Congo ne possiede l’80% delle riserve mondiali.
A causa dell’estrazione di questo prezioso minerale le popolazioni locali si sono viste espropriate delle loro terre. Gli introiti delle attività hanno finanziato la guerra civile, gli impatti ambientali sono stati gravissimi e i diritti della popolazione continuano ad essere gravemente e sistematicamente violati.
Per tentare di frenare questa catastrofe c’è bisogno di parole semplici, di parole vere, di uno sguardo capace di fare una diagnosi e di saper proporre una cura.
Allora, per prima cosa, è necessario dire che la grande vittima delle guerre di potere è stato il buonsenso. Il buonsenso è dunque, da sempre, il fondamento della vita umana. Non è innato ma lo si conquista vivendo. E a cosa serve il buonsenso? A capire ciò che per noi è utile e ciò che non lo è, dove utile è sinonimo di bene.
Nella logica naturale dell’essere umano, infatti, è compresa l’idea che crescere e invecchiare consistano proprio nell’acquisire la capacità di distinguere tra bene e male.
Il buonsenso suggerisce che nessuno può restare indifferente dinanzi ai drammatici fatti che accadono quotidianamente nella Repubblica Democratica del Congo. Diventa necessario che il mondo occidentale, e in particolare l’Europa, assuma un’iniziativa seria ed efficace, volta a pacificare quella meravigliosa terra che è il Nord Kivu.
Nella vita, in ogni circostanza, e credo che questo sia vero per tutti, l’importante è non essere soli ma poter contare su persone che condividano valori, progetti, gioie e naturalmente anche fatiche e voi questo lo avete non solo perfettamente capito ma reso concreto con queste bellissime giornate di spettacoli di beneficenza con cinema e musica.
Grazie a voi, e grazie all’Associazione Esseoesse-Cortodino Premio Internazionale del Cortometraggio Dino De Laurentis e al Cinema teatro Politeama sarà possibile raccogliere fondi per l’invio in Congo di un container con protesi e presidi sanitari per bambini offerti dalla Ortopedia Merdionale di Salvio Zungri, persona umanamente straordinaria, e da altre aziende sanitarie.
Con questa iniziativa avete contribuito a far diventare realtà, almeno in parte, il sogno di una vita serena e di pace delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi del Nord Kivu, dei loro genitori e di tutte quelle persone che lì lavorano con passione e dedizione.
Il vostro entusiasmo, la vostra generosità rappresentano un futuro di eguaglianza e solidarietà.
Tutto questo dimostra che insieme si possono affrontare, e superare, ostacoli inimmaginabili!
Per nutrire la speranza di un futuro migliore voglio ringraziarvi e salutarvi, ancora una volta, con un saluto affettuoso in lingua swahili: Jambo Kwa Wote
Salvatore Cimmino