Grazie Rotary, una serata particolare
Sono molto onorato di essere tra voi questa sera: il Rotary ha una grande e importante tradizione nel mondo e le finalità che si prefigge sono condivisibili e importanti.
Voglio qui ricordare il vostro contributo volto a debellare la poliomielite, insieme all’OMS e all’UNICEF: grazie a questa encomiabile iniziativa negli ultimi anni il numero di nuovi casi polio è precipitato di oltre il 99 per cento rispetto agli anni ’80, quando la malattia colpiva circa 350.000 bambini all’anno.
Mettere a disposizione degli altri le proprie competenze, il proprio sapere e il proprio operato definisce uno stile di vita speciale, aperto, accogliente, attento alle difficoltà e alle esigenze delle realtà più diverse.
È importante che persone come voi, organizzate in strutture storicamente tanto radicate, agiscano in questa nostra società caratterizzata troppo spesso, invece, da indifferenza e scarsissima attenzione alle relazioni con l’altro.
Poter quindi condividere il mio progetto diventa, questa sera, quanto mai importante e significativo proprio perché sento da parte vostra interesse vero e partecipazione profonda ai temi che ormai da qualche anno porto avanti con determinazione e speranza.
È vero che la disabilità oggi, rispetto al passato, non rappresenta più un limite così definitivo da precludere la possibilità di avere un lavoro, una casa, una famiglia, di viaggiare e, perché no, di sognare anche altro.
Questo perché la ricerca scientifica e il progresso tecnologico, applicati ai mezzi di trasporto, alla costruzione di edifici, ai dispositivi protesici hanno raggiunto risultati straordinari, tali da consentire importanti passi nella direzione dell’autonomia.
Se a tutto questo, inoltre, viene aggiunta, quando possibile, un’attività sportiva, anche solo a livello amatoriale, la disabilità, pur non annullandosi, può però non rappresentare più un ostacolo insormontabile.
E questo è tanto più vero per i bambini, per i giovani che in ambienti di questo tipo possono esercitare oltre al fisico anche lo spirito, la mente, l’emotività in un’importante relazione di socialità, di apertura al mondo.
Rimane però altrettanto vero che molte, ancora, sono le barriere da abbattere: oltre a quelle architettoniche, testimonianza esplicita di una barbarie inconcepibile, è importante raggiungere, nel nostro Paese, la modifica dei LEA, l’aggiornamento del Nomenclatore Tariffario e di tutte quelle norme volte alla salvaguardia della dignità delle persone con disabilità.
È fondamentale che si capisca quanto sia necessario, vitale, prevedere un sostegno alle famiglie che si trovano ad accudire, spesso in una solitudine disperante, un familiare in difficoltà e privo totalmente di autonomia.
Dobbiamo essere capaci di costruire un Paese dove nessuno, mai, venga lasciato solo nel dolore e nel bisogno.
Nel mondo ci sono oltre seicentocinquanta milioni di persone con disabilità, cifra che rappresenta più del 10% della popolazione totale, e solo in pochi paesi queste persone possono godere di una legislazione adeguata, giusta e democratica, mentre, in molti altri, vivono in uno stato di emarginazione e disagio permanente.
Sono anni ormai che nuoto in giro per il mondo, incontrando sempre persone straordinarie, sensibili e attente alla battaglia che sto portando avanti: la buona volontà esiste, anche da parte delle istituzioni.
Spesso però la persona con disabilità viene dimenticata, sottovalutata nelle sue difficoltà, vissuta e considerata solo dal punto di vista sanitario, misurata sulla base delle mancanze e quasi mai sulla base di quelle capacità residue che potrebbero, e dovrebbero, invece, costituire il punto di partenza per un percorso che sia insieme di recupero e d’integrazione piena.
Il principio che non mi stancherò mai di ripetere è che la diversità, sempre, in ogni contesto, costituisce un arricchimento, una risorsa. Abbattiamo le barriere mentali, una volta fatto questo il resto verrà da sé.
Ogni persona ha una sua storia. Una storia che può essere modificata, cambiata, migliorata. Anche in un momento storico difficile come questo. Il nostro errore più grave, io credo, è quello di cercare di destare in ognuno proprio quelle qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha: Il futuro è già qui, è solo distribuito male.
In chiusura vorrei, qui con voi, esprimere tutta la mia gioia e la mia soddisfazione per l’opportunità che le Nazioni Unite hanno voluto offrirmi: il 9 giugno a New York, in apertura della 7^ Conferenza degli Stati aderenti alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, dal 10 al 12 giugno, interverrò per portare la mia testimonianza e le mie speranze, per contribuire, per quel poco che posso, a migliorare le condizioni di vita di tutti quelli che, da soli, non ce la fanno. Il 28 giugno invece parteciperò alla Maratona natatoria di New York, 28,5 miglia di freddo e fatica: spero che anche in quella circostanza il mio entusiasmo, la mia voglia di vivere e di partecipare riescano ad accendere la speranza nel cuore di quanti si sono già arresi.
Salvatore Cimmino
I have fellow amputee colleagues and to all those in our Amputee Federation I pass on all your news and best wishes for all those in the world.
Many people in this world have a lot to learn and understand what truely makes the world spin.
We love you here in New Zealand.
Take care, sent with adoration and admiration.
Christine